Dulce et decorum est pro Patria mori

Dulce et decorum est pro Patria moriSabato 17 ottobre, ore 16
Teatrino della Pieve di San Mamante
Lizzano in Belvedere.

L’Associazione Cultura Senza Barriere di Lizzano in Belvedere
 invita a una conversazione sul tema: “E’ dolce e pieno di dignità morire per la patria  (Dulce et decorum est pro patria mori): questo verso del poeta Orazio viene alla memoria davanti alle lapidi fitte di nomi, ai monumenti coronati da drammatiche immagini o da statue belle e serene (è il tredicesimo verso della seconda ode del terzo libro delle Odi).
Le lapidi parlano di sacrificio per la Patria: i caduti, celebrati in semplici targhe o in monumenti, e anche nei “Parchi delle Rimembranze”. Quanto fosse volontario il sacrificio, è cosa da demandare a un giudizio dettagliato. Rimane comunque il fatto che quella guerra – diversamente chiamata, come segno di diversa percezione: anche perché la seconda, quando vennero eretti i monumenti, non c’era ancora stata – fu il primo luogo d’incontro delle genti d’Italia. Luogo d’incontro che quindi si costituì sotto il segno del sangue versato anche da giovanissimi, e che porta in sé una drammaticità ineludibile di storie e di vite spezzate, di famiglie ferite e di dolore.
L’analisi e la lettura dei monumenti – dalle forme artistiche alle date stesse – permette di leggere come la guerra sia stata condotta e vissuta.
Il Centro Studi per la Cultura Popolare ha iniziato e continuerà una ricerca dedicata e ne propone i risultati con particolare riferimento – ma non solo, perché lo sguardo ampio permette di capire di più – all’Appennino e alla nostra Regione: ne sono emerse sorprese e osservazioni particolari, e luoghi sconosciuti e inattesi sono venuti in luce, e si spera che non vengano più dimenticati.
Ne parlano Fernando e Gioia Lanzi, sabato 17 ottobre ore 16 al Teatrino della Pieve di San Mamante di Lizzano in Belvedere.

L’ingresso è libero
Info: 335 6771199
oppure: lanzi@culturapopolare.it

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Il Beato Bartolomeo Maria Dal Monte

BUSTO REALIZZATO DALLO SCANDELLARI, SUO AMICO-2Giovedì 24 settembre 2015, ore 21.00
c/o Museo della Beata Vergine di San Luca
(piazza di Porta Saragozza 2/a)

sarà ricordata la figura del beato Bartolomeo Maria Dal Monte, il sacerdote petroniano che papa Giovanni Paolo II iscrisse nell’ordine dei beati della Chiesa il 27 settembre 1997, ai vespri del Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi a Bologna. Lo faranno Fernando e Gioia Lanzi ed e è prevista la partecipazione del Provicario Generale Mons. Gabriele Cavina. La sua breve vita del Dal Monte (nacque nel 1726 e morì nel 1778, la vigilia di Natale) fu consumata prima nella decisa e precoce volontà di essere consacrato sacerdote, poi nelle Missioni al Popolo (più di 300 in 26 anni di apostolato) che con dolore vedeva abbandonato e vittima dell’ignoranza come delle tentazioni. Alle missioni nei paesi più abbandonati e poveri, ma anche delle città, dedicò se stesso con passione e i suoi beni, e formò un gruppo di missionari capaci e generosi che collaborassero alla sua opera di evangelizzazione. Opera alla quale si accompagnava sempre un paziente ascolto attento delle persone e un’azione efficace per ricondurle a Dio, e riconciliare gli uomini con Dio e tra loro. Un esito caratteristico della sua azione erano le riconciliazioni, spesso clamorose, fra persone divise da inimicizia, parenti che si odiavano per interessi, e i mutamenti stabili di vita di uomini e donne che pubblicamente si pentivano e mutavano condotta di vita. Con un uso attento delle immagini sapeva muovere i cuori e riavvicinarli a Dio: avvicinandosi l’Anno della Misericordia, è quindi opportuno ricordarlo in particolare.

Sabato 26, giorno della memoria del Beato per la Chiesa di Bologna, la sante Messe della mattina saranno celebrate in San Petronio, alla Cappella della Beata Vergine della Pace, dove riposano le sue spoglie mortali. Qui la sua figura è ricordata dalla statua in terracotta, a grandezza naturale, di Luigi E. Mattei, che lo ritrae nel gesto della predicazione, e dalle formelle, dello stesso autore, che mostrano momenti della cerimonia della sua beatificazione.

L’ingresso è libero; info: 051-6447421 e 335-6771199, oppure lanzi@culturapopolare.it

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La Sindone e l’uomo della Sindone. Storia delle storie. Il punto sulle ricerche.

2015-09-12- locandina sindoneSabato 12 settembre, ore 17
Museo della Beata Vergine di San Luca
P go to website.zza di porta Saragozza 2a

Nel quadro della Festa della Storia, il Museo apre la sua stagione di eventi con una conferenza decisamente interessante, tenuta da Fernando Lanzi e Luigi E. Mattei.

La recentissima ostensione della Sacra Sindone ha richiamato l’attenzione sulla preziosa reliquia. Il suo viaggio, da Gerusalemme alla Torino dei giorni nostri presenta aspetti misteriosi e pone interrogativi  che spesso scatenano le più inquietanti fantasie. La realtà è come sempre più affascinante dei racconti fantastici, e la scienza, con i suoi esami – utilissimi se ben condotti e dannosi e falsificatori se effettuati… senza metodo scientifico – nel tempo è venuta in aiuto e oggi gli esami più approfonditi hanno permesso di fare luce sulle storie del Telo sindonico.

Al punto che è stato possibile, con un  particolare procedimento, elaborare dalla figura impressa sul lino una rappresentazione tridimensionale, realizzata in bronzo da Luigi E.Mattei, oggi presente nel Complesso Stefaniano di Bologna.

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Arte e pietà: come si guarda un quadro

Madonna di San Luca POST RESTAURO, RICEVUTA DA MON. TESTISabato 5 Settembre 2015, ore 21
Teatrino della Pieve, Lizzano in Belvedere (BO)

Gioia Lanzi, per l’associazione Cultura Senza Barriere e per il Centro Studi per la Cultura Popolare, tratterà di come l’arte possa essere espressione del rapporto con Dio, servire al culto, sostenere e trasmettere la fede, di come le forme delle arti aderiscano o meno al messaggio del sacro, di quante volte sotto un titolo religioso si presentino invece figure del tutto profane. E tutto ciò per aiutare a comprendere quale sia l’elemento formale, il “vettore grafico” del sacro e del sacro cristiano, come ebbe a dire il grande A. Grabar, uno dei “padri” dell’iconografia e dell’iconologia. Egli seppe ben cogliere il persistere di moduli figurativi dell’arte classica nell’arte cristiana e il progressivo formarsi in questa di specifiche forme iconografiche.

Il rapporto fra forma e contenuto, che cosa sia il bello di un’arte formalmente alta e il bello di un’arte semplicemente devota; come forme semplici possano essere veicoli di significati complessi, come forme affascinanti possano invece portare significati lontani dal sacro cristiano. Nel tempo si è passati dal ritenere unica e vera solo l’arte del Rinascimento e se possibile del Rinascimento toscano, all’estasiarsi come davanti a forme perfette per ogni schematica figuretta di valore semplicemente etnografico e antropologico. Una sola conversazione, non può esaurire il tema, che il Centro Studi ha già affrontato nei suoi corsi, ma può almeno tratteggiarlo, ed invitare quanti entrano nelle chiese e nei musei ammirano opere che nascono dalla e per la trasmissione e la testimonianza della fede, a vederle e guardarle con occhi più attenti e più capaci di cogliere la profondità dei significati di opere e architetture.

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La via delle Maestà nell’Alto Reno

Senza titolo1Domenica 2 agosto, ore 17,15
c/o Santuario della Madonna dell’Acero
ai piedi del Corno alle Scale (Comune di Lizzano in Belvedere)

il Centro Studi per la Cultura Popolare e l’Associazione Cultura Senza Barriere, nelle persone di Fernando e Gioia Lanzi, terranno una conversazione sulle “maestà”, cioè quelle immagini sacre che dai muri stradali, da pareti di casa o da pilastrini, accompagnano chi cammina sulla nostra montagna.
Si tratterà delle forme di questa espressione della pietà popolare lungo la valle del Reno, dove si trovano maestà, spesso legate a santuari, da Casalecchio a Pistoia.
In particolare, e in preparazione alla festa del 5 agosto al santuario, si tratterà qui di quella deviazione dalla via verso la Toscana che da Silla sale al santuario della Madonna dell’Acero, con una fila completa di pilastri in macigno da Ca’ di Berna: ex voto dell’inizio del ‘900, restaurato negli anni ’80, i pilastri costeggiano nel bosco l’antico sentiero che si percorreva per giungere al santuario e magari passare in Toscana.

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